giovedì 3 ottobre 2013

AAA Cercasi aspiranti giocatrici di Rugby.



La societa' Amatori Rugby Montegiorgio cerca aspiranti giocatrici di Rugby dai  7 anni ai 42 anni.
Non ci interessa il fisico,la statura,la fede politica e la situazione sentimentale,ma  cerchiamo appassionate e non che vogliono provare questo nobile sport.
Per info non esitate a contattarci.

mail: mondorugbystico@gmail.com
          331/7801458   340/4867382   



venerdì 27 settembre 2013

mercoledì 25 settembre 2013

Ottimo avvio di attivita' 'per l'Amatori Rugby Montegiorgio.

Buon inizio il 24/09/2013 per il settore giovanile dell'Amatori Rugby Montegiorgio ,10 tra bambini e bambine presto online ache le foto.
Vi aspettiamo giovedi 26/09/2013 ore 18:30.


mercoledì 18 settembre 2013

Il rugby fa bene ai ragazzi, parola di sociologo

Riportiamo le riflessioni di un noto sociologo, Antonio Franceschi, il quale sottolinea l'importanza e l'utilità di uno sport capace di trasmettere ai giovani valori sani e altamente formativi.

Lo sport è quell’insieme di attività fisiche e mentali che mirano al raggiungimento e al mantenimento, per l’essere umano, di una buona condizione fisica e mentale. Per i ragazzi lo sport assume un valore fondamentale, perché aiuta a crescere sani e può garantire un contesto sociale e relazionale privilegiato.
Il rugby è uno sport di squadra che privilegia la socialità e il valore del gruppo. Chi già conosce questo sport sa che non si vincono le partite se non si gioca tutti insieme, se non si raggiunge un’armonia che coinvolge tutti i membri della squadra.
Le regole che lo contraddistinguono sono indiscutibili come è indiscutibile il valore delle squadre avversarie. Non esistono mezzi termini per giustificare le sconfitte subite. Esse vanno accettate e servono da stimolo per migliorare il gioco di gruppo.
I ragazzi imparano presto a capire che per quanto siano forti e veloci non possono battersi da soli contro la squadra avversaria. Hanno bisogno del sostegno dei propri compagni e ognuno può concorrere per la vittoria in base alle proprie qualità e capacità.
Il rugby è uno sport in cui forza, agilità e velocità sono fondamentali e molto difficilmente queste qualità si trovano racchiuse in una sola persona. Nel rugby c’è bisogno del giocatore forte e di quello veloce, ma anche della persona astuta che riesce a capire il gioco della squadra avversaria a sostegno dei propri compagni.
In altri termini c’è spazio per tutti, a patto che vi sia l’impegno e la voglia di essere in sintonia con i proprio compagni. Il rugby assume un valore importantissimo per quei ragazzi che non riescono a canalizzare tutta la loro energia e che, per questo motivo, incontrano problemi sociali di varia natura.
Molti ragazzi troppo esuberanti sono riusciti ad investire nel rugby la loro energia in eccesso e sono diventati dei punti di riferimento per i propri compagni di squadra. Viceversa molti ragazzi con poca fiducia nelle proprie capacità, hanno trovato nei propri compagni la sicurezza necessaria per superare i propri complessi e le proprie paure.
"Nel Rugby cede l'agonismo individuale, il virtuosismo del singolo, per lasciare il posto all'ascesa del "gruppo" nel quale le competitività individuali, prima si compongono, poi si fondono, risolutive, secondo schemi prestabiliti, traducendo i contributi e le capacità di tutti nella storia dell'evento. E' questa vita di "gruppo" una caratteristica specifica del rugby. Viverla significa tendere verso quella finalità formativa che sta tanto a cuore alle comunità sane, perché essa finalità ha come supporto una genuina educazione alla socialità" ( Da " SPORT E PERSONALITA' VALORE EDUCATIVO DELLO SPORT - IL GIOCO DEL RUGBY " di Giannino Scuderi e Aldo Invernici - 1982)
Per questo motivo il rugby ha le carte in regola per svolgere per i giovani un ruolo sociale ed educativo importantissimo, soprattutto nei contesti urbani e sub-urbani degradati dove i ragazzi faticano a trovare punti di riferimento e modelli adeguati.
In questo senso il rugby con la sua etica, le sue regole e la valorizzazione del gruppo, può costituire un riferimento sicuro che può guidare i ragazzi ad eccellere se opportunamente supportati.
Lo sport deve tornare ad essere un modello positivo per i giovani. Deve recuperare la dimensione etica e morale che in molti casi ha perduto a causa dei forti interessi economici.
Deve soprattutto tornare pulito, perché solo così può riacquistare l’autorevolezza necessaria per proporre ai giovani dei percorsi di crescita, per costruire una società migliore.
Per concludere ritengo che investire nel rugby oggi, vuol dire soprattutto investire nei giovani e quelli che frequenteranno gli ambienti del rugby, il campo, le attrezzature, la club house (dove si svolge il famoso terzo tempo,in cui la squadra vincente e quella perdente condividono un pasto in amicizia ed allegria) molto probabilmente eviteranno, o frequenteranno meno, i posti dove l’alcool, le droghe e la trasgressione sociale la fanno da padrone, come spesso e tristemente leggiamo nelle pagine di cronaca.

ilquotidiano.it

Giochi di squadra: quale scegliere?

Minirugby scuola di vita


Per un bambino giocare a rugby è un vero e proprio spasso: corre con la palla in mano, acciuffa l'avversario e si rotola per terra. Trattandosi di uno sport di contatto i piccoli giocatori si abituano a dare e ricevere colpi, ma questo non significa che si tratti di un'attività pericolosa, anzi: chi pratica rugby ha buone probabilità di evitare traumi in età giovanile e sviluppa un profondo rispetto per l'avversario. Anche in questo caso è buona norma iscrivere i bambini a partire dai 7 anni e contrariamente a quanto si possa pensare non è necessario avere statura e peso sopra la norma per diventare un grande giocatore. Generalmente le prime lezioni danno la possibilità ai piccoli di imparare a correre con la palla, bloccare l'avversario e superare la linea di meta. Il minirugby permette al bambino di acquisire il concetto di disciplina e di autocontrollo, diventando così una piccola scuola di vita utile per la sua crescita. Questa attività sviluppa sia la resistenza sia la velocità, consentendo quindi ai piccoli giocatori di sperimentare esercizi aerobici e anaerobici.

alfemminile.com

Attraverso il rugby insegno ai bambini il vero senso dello sport


Il rugby alle elementari per insegnare il fair play, la correttezza e il rispetto nello sport. «Perché, come dico sempre ai miei bambini, dall’altra parte della palla non c’è l’avversario, ma il compagno di gioco. In campo si deve cercare la vittoria ma senza mai prevaricare. Finiti i due tempi dell’incontro nel rugby c’è infatti il “terzo tempo”, che incarna e spiega lo spirito di questo sport, quel “terzo tempo” in cui i giocatori delle due squadre vanno a mangiare e a festeggiare insieme». Walter Brandani (www.walterbrandani.it), autore di saggi su scuola ed educazione, insegna alla primaria di Cogliate (Mb) e da cinque anni allena una squadra formata dai bimbi della sua e delle altre classi delle elementari. Un’esperienza unica in Lombardia, che ha fatto sbocciare in tanti giovanissimi l’amore per lo sport nella sua accezione più bella e sana.
Come è nato questo progetto?
«Il progetto è scaturito dal desiderio di avvicinare i bambini alla pratica sportiva, e di farlo nel modo giusto. Il rugby è uno sport che amo e che mi consente di trasmettere i sani principi del rispetto, della lealtà e dell’amicizia. E’ stato così naturale per me proporlo ai bambini della mia classe e di tutta la primaria dell’Istituto “Battisti”: i piccoli possono partecipare a uno o due allenamenti pomeridiani alla settimana, in palestra o al campo sportivo, e l’iniziativa è gratuita».
Un’idea inusuale, come è stata accolta?
«All’inizio con qualche esitazione. Poi gli alunni che hanno provato si sono divertiti ed è partito il passaparola. I genitori hanno apprezzato soprattutto il fatto che il risultato non fosse la cosa più importante, come succede nelle società sportive. Nella squadra della scuola l’obiettivo è lo sviluppo psicofisico del bambino, quindi giocano tutti, bimbi e bimbe, più bravi e meno bravi, per divertirsi e stare insieme. In due anni il progetto è decollato, tanto che la Federazione Italiana Rugby ha riconosciuto la squadra dei piccoli scorpioni di Cogliate (lo stemma scelto dai bimbi) dando loro la possibilità di gareggiare con le società sportive. Anche se i miei giocatori in campo non mi chiamano allenatore, ma maestro. E’ l’unica esperienza di questo tipo in Lombardia: non una società sportiva che entra nella scuola, ma la squadra della scuola che si sostituisce alla società, e oggi abbiamo una cinquantina di bambini che si allenano».
Mamme e papà non hanno paura che i loro figli possano farsi male in uno sport nel quale il contatto fisico è così diretto?
«No, non più di tanto. In cinque anni nessun bambino ha mai avuto infortuni in campo anche se qualche colpo è inevitabile e ogni tanto si deve star fermi una domenica».
Dopo le partite anche voi fate il “terzo tempo”?
«Naturalmente. Il rugby è uno sport di contatto e proprio per questo, come tutti gli sport di contatto, richiede un grande rispetto. Purtroppo spesso nello sport si pensa solo a vincere. Non deve essere così: come si gioca, come ci si comporta in campo è più importante. Spesso sono proprio i genitori a spronare i bambini, a volere dei piccoli campioni, soprattutto nel calcio. Nel rugby per fortuna i genitori all’inizio capiscono poco, e quando iniziano a capire entrano anche loro nello spirito di questa disciplina, che è appunto quello del fair play. Certo che facciamo il terzo tempo: le due squadre dopo l’incontro fanno una bella merenda insieme. E siccome il minirugby non è così conosciuto capita anche che una squadra non abbia abbastanza giocatori per scendere in campo, e allora il team “avversario” presta qualche giocatore e la partita si fa lo stesso: l’importante è divertirsi insieme».
 
Sport e scuola, come vede la realtà italiana?
«Purtroppo siamo all’età della pietra, sia per quel che riguarda la cultura dello sport sia per quel che riguarda le strutture. Mancano spazi e tempo: ci sono scuole primarie che non hanno palestre e l’educazione fisica è relegata a due misere ore alla settimana. Poi molto dipende dagli insegnanti, dalla loro preparazione e motivazione. Nei Paesi anglosassoni le cose sono diverse, lo sport per i ragazzi significa soprattutto scuola, le società vengono dopo. Eppure sarebbe così importante per i bambini muoversi e allenarsi, soprattutto oggi: un tempo i ragazzini giocavano in cortile, si spostavano a piedi o in bici… oggi i giochi di cortile sono quasi spariti e i genitori hanno spesso paura – anche a ragione – di mandare in giro i figli da soli. E così i bambini non si muovono più, e anche l’apprendimento può diventare più difficoltoso, spesso i piccoli che non fanno attività fisica diventano più pigri anche sul piano intellettuale».
Che cosa consiglierebbe a un genitore che vuole far praticare uno sport a suo figlio? Come scegliere? Come orientarsi?
«Credo che la cosa più importante non sia scegliere il tipo di disciplina ma le persone: ci si deve assicurare che si tratti di un ambiente positivo, che aiuti il piccolo a riflettere sulle regole, sulla sconfitta, sul valore della gara, che gli dia l’opportunità di confrontarsi con valori quali l’amicizia, la solidarietà, la lealtà, la fiducia in sé e negli altri. Se il bimbo capita in un ambiente negativo, se viene umiliato perché la sua prestazione non risponde alle aspettative può allontanarsi dallo sport, perdendo un’occasione importante. Proprio questi argomenti verranno affrontati il 13 aprile alle 21, al Centro culturale “Ferraroli” di Cogliate di piazza Giovanni XXIII, nella conferenza “Educare con lo sport”. Relatore sarà Raffaele Mantegazza, professore di Pedagogia all’Università di Milano Bicocca. In questo incontro vorremmo riflettere su come i più piccoli vivono lo sport chiedendoci, soprattutto, se ci sono e quali sono le proposte sportive davvero a misura di bimbo».

Laura Zoccoli
cheforte.it

venerdì 13 settembre 2013

Ippodromo e palla ovale si incontrano

MONTEGIORGIO - L’Amatori Rugby Montegiorgio utilizzerà il “San Paolo”
Uberto Frenquellucci



Può il mondo dell’ippica classica sposare quello del rugby? Assolutamente sì. L’allenatore Nicola Paragona, ma anche Cinzia Romanelli e Betty della “Asd Jocker” debbono aver pensato questo quando, da un’idea rinforzata anche da Alessia Mattii, hanno siglato l’accordo fra l’Ippodromo “San Paolo” e la società sportiva “Amatori Rugby Montegiorgio”, per una collaborazione in vista della stagione sportiva 2013/2014: “Vogliamo dare l’opportunità, a ragazzi e ragazze - dichiara l’allenatore Nicola Paragona - di prendere parte a quello che reputiamo essere un bel progetto, finalizzato a portare il rugby a Montegiorgio e nei paesi limitrofi, attraverso la costituzione di un Settore Giovanile, maschile e femminile, che abbracci formazioni dall’Under 6 all’Under 18”.
Idea ambiziosa, che ha subito trovato cornice ideale all’interno dell’Ippodromo “San Paolo” di Montegiorgio: “Gli allenamenti si svolgono in palestra, coperta e riscaldata, del liceo “Medi” di Montegiorgio e nel campo antistante la pista - prosegue Paragona - mentre la Sala Ristorante è sede naturale ove dare vita al famoso “terzo tempo” e luogo di ritrovo per la visione delle gare del “Sei Nazioni”. Prevista anche una sala adibita a doposcuola ove far svolgere i compiti a bambini e ragazzi dalle scuole medie alle superiori, grazie alla collaborazione con l’Associazione ASD Joker: “L’idea del rugby all’ippodromo è nata sin già dal 2009. Poi sono andato ad allenare a San Benedetto del Tronto e l’iniziativa era stata accantonata. Tornato a Montegiorgio, l’idea è tornata a balenarci in testa e, insieme al direttivo, l’abbiamo realizzata. Adesso…eccoci qua, pronti per una stagione che prenderà il via il 24 settembre con allenamenti ed incontri amichevoli con i pari età delle realtà regionali come Fermo, San Benedetto del Tronto o Ascoli Piceno”.
Va da se che, prima ancora di farli ben figurare in campo, il compito che spetta al coach Paragona e ad i suoi collaboratori è di quelli da sottolineare. Un onore, infatti, sarà per loro insegnare ai piccoli praticanti quelli che sono i punti cardine della filosofia rugbystica: il rispetto delle regole, dei compagni, degli avversari, lo spirito di collaborazione, la fiducia in se stessi, il superamento della paura del contatto e lo sviluppo delle capacità coordinative e condizionali. Progetto nobile: buon lavoro a tutti.

corrierenews.it

venerdì 6 settembre 2013

Insieme per vincere.


La piu' bella vittoria l'avremo ottenuta quando le mamme italiane spingeranno i loro figli a giocare al rugby se vorranno che crescano bene, abbiano dei valori, conoscano il rispetto, la disciplina e la capacita' di soffrire. Questo e' uno sport che allena alla vita.
(John Kirwan allenatore nazionale italiana)

giovedì 5 settembre 2013

Consigli per i genitori a bordo campo.

Insieme per crescere.

La societa' Amatori Rugby Montegiorgio cerca genitori volontari per crescere insieme ai propri ragazzi.
Cerchiamo persone volenterose per qualsiasi mansione,disponibili anche per poco tempo,creative e che hanno voglia di appasionarsi a questo nobile sport il Rugby.
Cerchiamo inoltre qualsiasi forma di aiuto materiale ed economico.

Per info e contatti:mondorugbystico@gmail.com
                             Nicola Paragona  331/7801458

mercoledì 4 settembre 2013

Il Rugby e' anche per le ragazze.

AMATORI RUGBY MONTEGIORGIO  2009

TI SENTI PRONTO PER GIOCARE A RUGBY?
                                  VOGLIAMO TE !
Se hai voluto sempre praticare questo nobile sport, ma non ne hai mai avuto l'occasione, noi te la offriamo!

ALLORA COSA ASPETTI,VIENI CON NOI !!

La società  AMATORI RUGBY MONTEGIORGIO è lieta di informarvi  che dal 24 Settembre 2013 inizieranno i corsi di "RUGBY e MINIRUGBY" per bambini e bambine, ragazzi e ragazze.
Gli allenamenti si svolgeranno il martedì e il giovedì alle ore 18:30 presso la palestra riscaldata del Liceo scientifico "E. Medi" sito in Montegiorgio in via Giotto n. 5 e presso il campo sportivo  dell'Ippodromo "San Paolo" di Piane di Montegiorgio.

PER INFORMAZIONI :

Nicola Paragona         Cinzia Romanelli
Cell. 331-7801458      Cell. 340-4867382

http: mondorugbystico.blogspot.com


Il Rugby e' per tutti,vi aspettiamo il 24/09/2013.....



AMATORI RUGBY MONTEGIORGIO  2009

TI SENTI PRONTO PER GIOCARE A RUGBY?
                                  VOGLIAMO TE !
Se hai voluto sempre praticare questo nobile sport, ma non ne hai mai avuto l'occasione, noi te la offriamo!

ALLORA COSA ASPETTI,VIENI CON NOI !!

La società  AMATORI RUGBY MONTEGIORGIO è lieta di informarvi  che dal 24 Settembre 2013 inizieranno i corsi di "RUGBY e MINIRUGBY" per bambini e bambine, ragazzi e ragazze.
Gli allenamenti si svolgeranno il martedì e il giovedì alle ore 18:30 presso la palestra riscaldata del Liceo scientifico "E. Medi" sito in Montegiorgio in via Giotto n. 5 e presso il campo sportivo  dell'Ippodromo "San Paolo" di Piane di Montegiorgio.

PER INFORMAZIONI :

Nicola Paragona         Cinzia Romanelli
Cell. 331-7801458      Cell. 340-4867382

http: mondorugbystico.blogspot.com

martedì 27 agosto 2013

Il rugby e i bambini: obiettivi metodologici


IL BAMBINO CONOSCE TRAMITE IL FARE
Il "fare" che noi utilizziamo è il gioco del rugby, con fasi di contatto controllato, che valorizza il gioco di squadra e che sviluppa le capacità condizionali e coordinative del bambino.
Naturalmente le fasi di contatto e la complessità del gioco sono commisurate all'ambiente della palestra e alla capacità degli alunni: il contatto infatti è estremamente limitato, poiché il gioco sarà sviluppato in spazzi stretti "variabili" ma sempre con l'obiettivo di imparare a evitare l'avversario, non con quello di affrontarlo in uno scontro diretto.
Alla fine del ciclo di lezioni tutti gli alunni saranno in grado di giocare a rugby, uno sport semplice e di facile comprensione.
Maschi e femmine partecipano insieme a tale attività, poiché a questa età lo sviluppo fisico e fisiologico non ha ancora evidenziato differenze apprezzabili, con il duplice vantaggio di permettere un'esperienza non vincolata a capacità motorie gia acquisite da uno solo dei due sessi e di sviluppare, quindi, una buona integrazione tra i maschi e le femmine. Inoltre, cimentarsi con uno sport "nuovo" permette anche una migliore integrazione tra etnie differenti, svincolato come è da esperienze pregresse.
L'impostazione metodologica basata sul gioco permette di assicurare la necessaria spontaneità di espressione e di tenere alto il livello di attenzione.

OBIETTIVI METODOLOGICI
Il rispetto delle regole
Qualsiasi gioco o esercitazione motoria prevede la conoscenza e il rispetto di regole di comportamento. Gli alunni devono imparare, attraverso il gioco di squadra, che l'infrazione non nuoce solo a chi la commette, ma a tutta la squadra. Devono interiorizzare, con un processo più razionale, che rispettando le regole si possono raggiungere gli obiettivi prefissi. Tutto questo gli alunni lo imparano giocando, poiché il gioco diventa il "trucco" con il quale l'educatore trasmette un concetto complesso come quello del rispetto delle regole.

Il rispetto dei compagni
Immediatamente conseguente al rispetto delle regole è l'importantissimo rispetto dei compagni. Attraverso questo concetto gli alunni imparano relazionarsi con gli altri e quindi a collaborare o competere in maniera costruttiva.
Essendo il gioco del rugby uno sport di squadra (e di contatto), il gioco stesso insegnerà agli alunni che i compagni, che ti consentono di giocare, fanno parte dello stesso gruppo di persone che condivide le stesse fatiche, le stesse gioie e le stesse delusioni. Naturalmente il ruolo dell'educatore in questa fase è fondamentale: egli rinforzerà ogni atteggiamento di incoraggiamento tra compagni e condannerà ogni rimprovero tra di essi.

La collaborazione
Dovendo giocare in squadre, gli alunni devono imparare a collaborare per raggiungere un obiettivo comune. Generalmente, nel rispetto dello sviluppo del ragazzo, è bene partire da una risoluzione individuale del problema: ogni persona è naturalmente predisposta a concentrarsi prima sulla propria persona e sulle proprie potenzialità, poi sulla cooperazione con il gruppo. È positivo che tutti i ragazzi provino una risoluzione personale della situazione: molti individui passano la palla al compagno apparentemente per cooperare, in realtà solo per scaricare la difficoltà ad altri. Così facendo, però, non riusciranno mai a conoscere le effettive potenzialità del proprio corpo.
Fino a 9-10 anni la collaborazione viene vissuta come un insieme di compiti individuali affiancati ma divisi, ovvero il lavoro del compagno inizia dove finisce il proprio, mentre dopo i 10 anni si elabora un concetto più complesso, cioè che con tanti sforzi congiunti, insieme si arriva a un obiettivo comune sacrificando le ambizioni personali per mettersi al servizio del bene della squadra. Questo insegna agli alunni che nessuno è inutile all'obiettivo comune, ma che ognuno può partecipare al raggiungimento dello stesso mettendo a disposizione della squadra le sue capacità. Viene cosi stimolata la valorizzazione delle capacità personali, la solidarietà e l'attitudine al lavoro di gruppo. Naturalmente l'educatore in questa fase incoraggerà tutte le iniziative di collaborazione tra compagni e cercherà di correggere l'individualismo sfrenato che spesso rappresenta un grosso problema negli alunni che non hanno superato la fase dell'egocentrismo.

Il rispetto dell'avversario
È questo l'elemento che rende intelligente il gioco: senza l'avversario non si creerebbero quelle varietà e quantità di problematiche belle da dover risolvere (come posso superare il mio rivale: aggirandolo + spingendolo indietro + con l'aiuto di un compagno + scavalcandolo con un calcio a seguire + ecc.) ed è pertanto fondamentale che l'alunno impari subito a capire che senza l'avversario il rugby non può essere giocato. Inoltre il fatto che il nostro è uno sport di contatto "o di combattimento" fa sì che l'alunno sviluppi subito il rispetto dell'avversario più che negli sport senza contatto.
Nel gioco del rugby alla fine di ogni partita, com'è tradizione, verrà chiesto ai giocatori di formare un "corridoio", attraverso il quale far passare gli avversari per salutarli stringendo loro la mano, per sottolineare il fatto che essere avversari non significa essere nemici.

La fiducia in se stessi
Raggiungere degli obiettivi, segnare una meta, riuscire a eseguire le esercitazioni motorie proposte permette ai bambini di aumentare la fiducia in se stessi. Attraverso il corpo e il movimento gli allievi accrescono la consapevolezza nei propri mezzi e, provando, si accorgono di essere in grado di affrontare anche situazioni complesse. Per raggiungere questo obiettivo gli educatori propongono esercitazioni commisurate alle capacità degli allievi e con difficoltà progressive, prima globali e poi specifiche, permettendo ai bambini di non affrontare ostacoli che non siano in grado di superare.

La paura del contatto
Il contatto con la palla, con il terreno, con l'avversario e con il compagno è una particolarità necessaria nel gioco del rugby. Il superamento della paura del contatto è funzionale all'accrescimento della fiducia in se stessi.
Essendo gli alunni non abituati ad attività motorie di contatto si genera in essi un senso di insicurezza che si estende anche all'attività di relazione. Attraverso esercizi vari di giravolte, camminate "a quattro zampe", con l'ausilio di materassi e altri supporti didattici specifici, gli educatori daranno agli alunni gli strumenti necessari per un approccio graduale al contatto.

LO SVILUPPO DELLE CAPACITÀ COORDINATIVE E CONDIZIONALI ATTRAVERSO IL GIOCO DEL RUGBY
Capacità coordinative
Il gioco del rugby è un ottimo strumento per lo sviluppo delle capacità coordinative, grazie principalmente all'uso della palla ovale e alla dinamica propria del gioco, che ha come principio l'avanzamento attraverso la ricerca dello spazio che si modifica durante il gioco stesso. In questa dinamica il giocatore sviluppa la percezione e controllo del proprio corpo e le capacità coordinative dinamico-generali, spazio-temporali, oculo-manuali e intersegmentarie.

Capacità condizionali
Il gioco del rugby è un buon mezzo per sviluppare tutte le capacità condizionali, partendo dalla forza che si sviluppa nelle situazioni di lotta.
La resistenza si sviluppa in modo globale durante il gioco attraverso il volume del lavoro, aspetto fondamentale anche nell'allenamento dei neofiti. La rapidità del giocatore di rugby è una capacità dai molti aspetti, in quanto accorpa non soltanto la capacità di agire-reagire con prontezza, di scattare e di correre velocemente, di passare la palla rapidamente, di scattare e arrestarsi, ma anche quella di intuire rapidamente e di sfruttare la situazione esistente. La rapidità psico-cognitiva del rugbista si manifesta nella veloce intuizione (capacità di percezione e di anticipazione) di una situazione del gioco, nella capacità di cambiare o di decidere velocemente un'azione efficace di gioco e nella rapidità di decisione.

Etica nel Rugby

Ma, le genti fuori il campo mostrano la stesse valori?
"Rugby è un gioco per tutti", "Rugby ha tanti valori", "Etica e Rugby vivono insieme"......
Nella storia del rugby italiano si sono scritte tante parole su quanto bello è il gioco del rugby per insegnare e per  imparare cosa vuole dire "disciplina", "rispetto", "sacrificio", spirito di squadra" etc.
Ma ad una partita di rugby in Italia, a qualsiasi livello,  tutta la gente che assiste all'incontro vive pienamente queste parole?.
A bordo campo "gli adulti", le stesse persone che hanno inscritto i figli a rugby per far loro apprendere come comportarsi e come imparare quello che abbiamo scritto sopra, non sempre sono di esempio positivo!
A volte troviamo di queste situazioni ;      
Un numero di giocatori in campo stà provando a giocare a rugby con un arbitro che sta provando ad aiutarli a giocare nelle regole. A bordo campo alcuni allenatori stanno urlando contro i propri giocatori ( molto bravi se riescono a giocare ed ascoltare l'allenatore allo stesso tempo), perchè secondo loro non stanno giocando bene ( se stessero zitti, probabilmente i giocatori potrebbero fare più serenamente e proficuamente quello per cui sono scesi in campo ).
Poi ci sono alcuni genitori che pensano che se l'allenatore può urlare, anche loro possono "offrire una o due opinioni!". C'è un altro gruppo di persone sicure che l'arbitro non sta facendo bene il proprio lavoro, e quindi, loro che "conoscono meglio le regole" , gli urlano contro.  Poi fatto un piccolo passo troviamo un terzo gruppo che pensa solamente ad offendere l'arbitro convinti che ciò sicuramente lo aiuterà ad arbitrare meglio.
Tutto questo mentre i giocatori in campo stanno provando a giocare a rugby - dentro le regole, imparando  le cose importanti come "rispetto", "disciplina" etc come i loro genitori volevano.
E' interessante poi quando troviamo un quarto gruppo fuori dal campo:  guarda la partita, applaude alle cose ben fatte e sta in silenzio dopo un errore.
Sono (normalmente) vecchi giocatori di rugby che, anche se sembra impossibile, hanno imparato i  valori del rugby in un ambiente come quello descritto sopra.

La domanda è questa - indipendentemente dalla partita e dalla situazione, con quale gruppo tu vorresti guardare un'incontro di rugby?

Dedicato a tutti i campioncini che verranno a trovarci.


Il fitrugby per i bambini

Vi aspettiamo provare non costa nulla........


Vieni a giocare a Rugby con noi.


Per le ragazze ed i ragazzi che hanno voglia di provare a vedere cos’è il rugby,
che hanno voglia di provare a giocare a rugby,
che hanno voglia di passare un po’ di tempo con gli amici condividendo uno sport o una passione che sia,
bene, allora ci troverete alla palestra di del liceo scientifico E.Medi di Montegiorgio  dal 24 settembre dalle ore 18:30 alle 19:30
Cerchiamo ragazze e ragazzi nati dal 1995 al 2008.
Vieni anche tu a divertirti con noi!!!!!!

lunedì 12 agosto 2013

Pillole di Pediatria Perché giocare a rugby?


a cura del Dott.Marco Cappa
Dipartimento di Medicina Pediatrica – Endocrinologia API B

Perché giocare a Rugby?
Appena un bambino vede una palla, in genere non la prende a calci, ma la esplora con le mani la osserva e la lancia con le mani.
È naturale che poi impari a correre con la palla in mano. Già questa osservazione fa capire perché l’inventore del Rugby William Webb Ellis, durante una partita di Football prese la palla con le mani e corse fino a portarla oltre la linea di porta. Ciò avveniva nel 1823 nella scuola della cittadina di Rugby e quel gesto spontaneo ha innescato il mondo del rugby che oltre ad essere uno sport è una filosofia di vita.

Per un bambino di 6-7 anni che cosa c’è di più bello che avere la possibilità di correre con la palla in mano, “acchiappare” quello che ha la palla e rotolarsi per terra.

Il Rugby è libertà, scuola di vita e disciplina.

Da un punto di vista medico sportivo è un classico sport aerobico anaerobico alternato, cioè è necessaria resistenza e nel contempo velocità.
Ma diversamente ad altri sport i ruoli determinano un impegno diverso, infatti gli “avanti” devono anche avere qualità di potenza pura, mentre i tre quarti (gli attaccanti) devono avere nel loro bagaglio tecnico oltre a capacità di forza esplosiva “velocità” anche notevole “destrezza”.


È pericoloso giocare a Rugby?
Il Rugby è uno sport di contatto, e come tale un bambino che effettua tale sport sicuramente si abitua a ricevere e dare colpi.
Proprio l’abitudine al contatto fisico che permette ai giovani che praticano questo sport di evitare traumi, e nel contempo a rispettare l’avversario.
Il contatto è ammesso soltanto per chi ha la palla in mano e pertanto ci si aspetta il placcaggio ed è prevedibile che possa cadere con la palla in mano.


Tutti possono giocare a Rugby?
Si, dato che c’è notevole differenza fra i ruoli, contrariamente a quello che si pensa un bambino non eccessivamente grande può giocare tranquillamente, svilupperà quelle che sono le capacità per risolvere il “problema” statura e peso.

Ci sono esempi anche a livello internazionale che mostrano come un classico “mingherlino” può giocare contro i sovradimensionati “avanti”. Vediamo ad esempio come nel 6 Nazioni giocatori come il mediano di mischia irlandese Peter Stringer o l’italo-argentino Ramiro Pez riescano ad emergere nonostante abbiano un fisico da comune mortale.
Naturalmente non ci sono impedimenti diversi dagli altri sport di squadra, e le limitazioni sono le stesse per quanto riguarda calcio, basket e volley.


Quando iniziare a giocare?
Il minirugby è da anni introdotto in Italia e già da un’età di 7-8 anni è possibile praticarlo, naturalmente le regole sono diverse e nelle prime fasi la pratica del rugby equivale a momenti ludici con delle regole molto semplici.
Il bambino che gioca a Rugby impara a correre con la palla, a fermare l’avversario che è portatore di palla e a superare la linea di meta.
Acquisisce quindi le modalità per una corretta corsa ed un corretto modo di cadere se placcato e comincia ad acquisire capacità di destrezza per evitare di essere bloccato dall’avversario. Inoltre comincia ad acquisire il concetto di disciplina in campo dove non si deve mai protestare ne reagire e imparare a controllare le reazioni.
Con il minirugby inizia una vera e propria scuola di vita.


Quale impegno fisico deve sostenere un giovane che pratica il rugby?
L’impegno cardiovascolare è identico a quello degl’altri sport di squadra, la differenza è legata all’abitudine al contatto fisico, indubbiamente il piccolo atleta deve essere in buone condizioni generali e soprattutto deve avere un’integrità dell’apparato muscolo tendineo ed osteoarticolare, naturalmente gli impegni di tale apparato sono diversi a seconda dell’età del praticante, ovviamente il bambino più piccolo incontrerà pari età e l’impatto sarà proporzionato. La preparazione fisica del giovane atleta deve essere impostata, come tutti gli sport di squadra ad impegnare l’apparato cardiovascolare, l’apparto osteoarticolare e muscolo-tendineo. Il bambino che pratica rugby deve essere in grado di correre, spingere, saltare, e deve avere una buona destrezza per scartare gli avversari.